20 secondi di coraggio, un anno dopo


Un anno fa scrivevo: “ho letto da qualche parte che tutto quello che serve, a volte, sono venti secondi di coraggio folle. Ieri mi sono seduta al computer e ho deciso che sarebbero stati i miei venti secondi, così li ho usati per creare il ring personale su cui abbassare la guardia e lasciarmi andare volentieri al tappeto”.

Oggi, a un anno di distanza, h
o deciso che era il momento di concedermi un nuovo istante di coraggio. Il ring era già pronto. Tutto quello che dovevo fare era decidermi a indossare i guantoni con cui affrontare questa eterna paura di mettermi in gioco. L’ho fatto e il risultato è che da qualche ora il mio blog ha anche una pagina facebook. L’ho creata a mo’ di dichiarazione d’intenti: mi prometto che continuerò a cercare di costruire bellezza attraverso le parole, fosse anche solo per un unico lettore. Fosse anche solo perché a me fa bene.“Io scrivo perché non so parlare, un po’ come i pesci che nuotano perché non sanno camminare, o come i serpenti, che ingoiano perché non sanno masticare. È una condizione in cui ti trovi, che non scegli. La sirenetta avrebbe voluto i piedi, io avrei voluto la capacità di dire le cose importanti senza affidarmi a inchiostro o tastiere. Avrei voluto un collegamento diretto che va dal cuore alla bocca… ma sono fatta a modo mio: in me va tutto dal cuore alle dita”.

 
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